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La creazione della borsa 3.3

La storia di un’artigiana e di una borsa

È l’inizio di un nuovo giorno nella campagna fiorentina.

In un paesino sulle rive dell’Arno, il laboratorio apre le sue porte, come ha fatto negli ultimi cinquant’anni. Gli artigiani pellettieri si riuniscono attorno alla macchina del caffè. Serve energia e scambiare qualche parola, prima di affrontare la giornata.

La creazione della borsa 3.3 ha inizio.

Mastro Giorgio, sceglie le pelli di coccodrillo, tra l’alligatore e il raro porosus. Controlla attentamente che le superfici siano prive di difetti. Da una busta, l’esperto tagliatore prende i cartamodelli, che riportano le misure e le indicazioni per il taglio. Ogni parte della borsa è tagliata in modo simmetrico.

In seguito, Caterina controlla che tutti gli spessori siano uguali. Una volta che i retri sono lisci e uniformi, l’esperta artigiana applica l’imbottitura. Questo darà una struttura più solida alla borsa.

Mastro Giorgio seleziona e taglia la fodera. Caterina accosta ogni pezzo di pelle. Gli interni sono impreziositi con dei bordi in coccodrillo. Il disegno delle squame è similare sia fuori sia dentro la borsa. Si tratta di un piccolo gioco di simmetria che regala alla borsa un aspetto sofisticato e accurato.

I bordi, rifiniti scrupolosamente, sono tinti una sola volta con un sottile pennello diretto da una mano ferma e sicura. Si devono evitare sbavature e sovrapposizioni di pittura.

Ancora avvolte nelle loro protezioni, le placche della chiusura sono montate su ogni quadrante. Caterina avvita delicatamente le quattro viti alle piastrine interne.

Si passa alla costruzione del manico. La parola d’ordine è comodità. Questo è composto da una base e una testa. La prima è imbottita con materiale malleabile che offrirà all’impugnatura forza, flessibilità e piacevolezza al tatto. Caterina risvolta i bordi della base, dal basso verso l’alto, incorniciando l’imbottitura. Si aiuta con una stecca in corno. Un vecchio regalo di sua madre, anche lei artigiana di pelletteria. Una volta applicata la testa sopra alla base, le due estremità del manico sono cucite attorno agli attacchi luccicanti.

Una sottile foglia argentata è impressa su un quadratino di fodera, che a sua volta sarà cucito in uno dei comparti della borsa. Lentamente emerge il nome Leo Camerini. Si nota anche la dicitura Made in Italy, insegna dell’arte manuale, a cui tutti sono affezionati perché ricca di tradizione e abilità.

La cucitrice è accesa. L’ago, con il suo scattante movimento verticale, interpone il filo sulla superficie della pelle, guidato dal piedino che scorre libero. Gli occhi di Caterina sono vigili su ogni punto di cucitura. Nelle parti delicate, preferisce usare il volantino a mano. Ogni azione ha i suoi tempi.

Finalmente, la borsa 3.3 può sfoggiare le sue forme. Per completare l’opera al meglio, la sua creatrice la ispeziona da cima a fondo, dall’esterno all’interno. Soddisfatta, ripone la borsa nella scatola, pronta a raggiungere la sua nuova proprietaria in chissà quale parte del Mondo…