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Roberto Chevalier
Roberto Chevalier è un attore, doppiatore, direttore di doppiaggio e dialoghista.
[ Questa intervista è disponibile in lingua Italiana e Inglese ]
Roberto Chevalier è un attore, doppiatore, direttore di doppiaggio e dialoghista.
Bambino prodigio, fin dall’età di 5 anni si è dedicato alla recitazione cinematografica, televisiva e soprattutto teatrale.
È il doppiatore di grandi attori internazionali. È la voce ufficiale di Tom Cruise (voluto dall’attore americano stesso, nonché dal pubblico italiano) e di Tom Hanks. Tra le innumerevoli, spiccano anche le voci date a Andy Garcìa, Dennis Quaid, John Travolta e Kurt Russell. Da ricordare la sua toccante interpretazione di Philip Seymour Hoffman in “Truman Capote” (2006).
Ha vinto due Nastri d’Argento, per il doppiaggio di Eric Bogosian nel film “Talk Radio” (1990) e per il doppiaggio di Tom Cruise nel film “Magnolia” (2000) e molti altri premi.
LC: Quando creo una borsa cerco di trasmettere lo stile e l’eleganza della cultura italiana.
Signor Chevalier, oltre alla sua bellissima voce e alle sue capacità recitative ha anche a disposizione l’eleganza colta della lingua italiana. Quanto questo fattore può aggiungere alla recitazione originale di un film?
RC: L’eleganza colta della lingua italiana, certo può contribuire al successo di un film, tanto più che ormai siamo rimasti solo noi doppiatori a parlare bene l’italiano perché nella cinematografia nazionale si è molto così più slangati. Ma non è una lingua morta quella del doppiaggio, è la lingua italiana, dove si usano i congiuntivi, dove si parla bene e questo fa onore alla nostra bella lingua che rende il nostro lavoro ancora un lavoro molto bello e piacevole.
LC: Molte produzioni video di moda privilegiano la sola musica, come accompagnamento. Nel caso di questo video, ho ritenuto fondamentale il contributo della voce narrante. Qual è la chiave di successo per coinvolgere il pubblico attraverso un video come questo?
RC: La chiave per coinvolgere il pubblico attraverso un video come questo, è questo video. È la magia che avete creato voi con queste immagini, con queste borse. Forse anche un po’ con la mia voce, perché, si sa, una voce giusta, accompagna bene il prodotto. Ma è il prodotto che anche parla da sé e anche come lo avete confezionato. Quindi avrete senz’altro successo e spero di poter contribuire anch’io.
LC: Il personaggio che lei doppia in Collateral aveva una recitazione decisa ma pacata; l’attore protagonista di Magnolia recita pressoché sempre sopra le righe.
Quale dei due stili è stato per lei più appagante assecondare con il suo doppiaggio?
RC: Non ho dubbi. Magnolia è stato molto più appagante, perché era un personaggio talmente difficile, talmente strano e Tom Cruise era talmente bravo. Infatti lui ha vinto il Nastro d’Argento per la carriera a Taormina nel 2000. Io ho vinto a Taormina nel 2000 il Nastro d’Argento per avere doppiato lui in Magnolia e insieme abbiamo presentato il primo Mission Impossible.Magnolia era un film straordinario.
LC: Tra i grandi attori, del presente e del passato, ce n’è uno in particolare che lei non ha avuto tempo e modo di doppiare e le piacerebbe interpretare, senza nulla togliere al doppiatore che se ne occupa?
RC: Ci sono tanti attori che mi piacerebbe doppiare, ma io preferisco guardare sempre nel mio orto. Quindi quelli che doppio e quelli che mi daranno da doppiare. Non ho bramosie di doppiare quelli che doppiano gli altri colleghi.
LC: L’Italia ha una storica scuola di doppiaggio, con doppiatori straordinari nelle varie epoche, come anche nel suo caso.
Esiste un grande doppiatore del passato che l’abbia influenzata nell’avvicinarsi a questa professione?
RC: Sì, senz’altro mi hanno influenzato molto Peppino Rinaldi, Pino Locchi, ma in maniera fortissima Cesare Barbetti, perché Cesare Barbetti sapeva anche insegnarci, a tutti quanti, come affrontare e approcciarci a questo mestiere. Era un carissimo amico. Lo erano anche gli altri, ma Cesarino di più. Era uno che mi ha dato molto e uno a cui ho rubato molto, perché si ruba sempre dai più bravi.
LC: Nonostante lei fosse già un attore importante la sua carriera di doppiatore ha seguito un percorso di crescita: da poche battute dei primi film alla presenza decisiva con il doppiaggio dei grandi attori.
È più rilevante l’aspetto tecnico o quello creativo nella sua professione?
RC: Si impara sempre sia la tecnica che la creatività artistica. Una non deve andare a scapito dell’altra, perché non puoi entrare bene nella bocca e poi nell’animo di quell’attore, se non segui la sua bocca e la sua emotività. Quindi sono due fattori strettamente collegati. Ma la cosa più importante è avere una conoscenza tecnica che si fonda con una forte emotività artistica per poter rendere il personaggio esattamente come l’attore l’ha interpretato. È questa l’unica chiave per poter fare bene questa professione, che è ancora una professione molto bella e dignitosa.
È stato un grande piacere averla conosciuta. La ringraziamo molto del suo tempo e della sua voce.